USA 2024. Il mese che ha cambiato la storia

La campagna per Usa 2024 è entrata nei suoi ultimi tre mesi, ma è totalmente nuova rispetto a quella svoltasi fino al 27 giugno. Nel giro di 30 giorni, c’è stata una successione di notizie, in un crescendo mozzafiato: fuori Joe Biden, dentro Kamala Harris; Donald Trump scampa, ferito lievemente, a un attentato e, alla convention repubblicana, designa il suo vice, JD Vance. Sentenze shock della Corte Suprema procrastinano i procedimenti giudiziari federali avviati contro il magnate, che deve ancora adattare strategia e linguaggio alla nuova rivale. La partita, che pareva segnata, cambia inerzia e si riapre.

27 giugno

Il dibattito in diretta televisiva sulla Cnn tra Biden e Trump vede un tracollo clamoroso del presidente di fronte all’ex presidente: una prestazione così modesta, incerta e smarrita, che riapre immediatamente il dibattito sull’età e la forma di Biden, che compirà 82 anni a novembre.

Cominciano a giungere al presidente sollecitazioni a farsi da parte nella corsa alla Casa Bianca e a rinunciare a un secondo mandato. La pressione andrà crescendo giorno dopo giorno, coinvolgendo i big del partito democratico, Obama e Nancy Pelosi, i capigruppo alla Camera e al Senato, Hakeem Jeffries e Chuck Schumer.

Biden sulle prime resiste, con l’avallo e il sostegno della sua famiglia, la first lady Jill e il figlio Hunter.

1 luglio

Una sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti, per molti aspetti ritenuta “mostruosa” da giuristi esperti, riconosce al presidente una parziale immunità per reati compiuti nell’esercizio delle proprie funzioni e innesca una revisione dei processi federali a Trump già istruiti e che stavano per iniziare: a Washington per il suo ruolo nella sommossa eversiva del 6 gennaio 2021; in Georgia, per le pressioni esercitate sulle autorità statali affinché rovesciassero l’esito del voto; e, in Florida, per avere portato con sé dalla Casa Bianca centinaia di documenti riservati, malamente custoditi nelle sue residenze, e rifiutandosi di restituirli.

La sentenza della Corte Suprema – nove giudici: sei conservatori, di cui tre designati da Trump, e tre progressisti – rende di fatto impossibile che i processi in sospeso inizino prima delle elezioni: bisogna rivedere i capi di accusa per espungerne gli atti eventualmente coperti dall’immunità.

È l’ultima di una serie di pronunce dei giudici supremi, tutte favorevoli all’ex presidente, i cui legali non puntano a smantellare le accuse, ma a dilazionare i procedimenti. Dall’inizio dell’anno, la Corte ha inoltre reso più difficile perseguire i facinorosi che, sobillati da Trump, il 6 gennaio 2021 diedero l’assalto al Campidoglio per indurre il Congresso a cambiare l’esito del voto, e ha limitato i poteri di numerose Agenzie federali, dando sistematicamente ragione a chi contesta il ‘Big Government’ e vuole ridurre al minimo le regolamentazioni federali.

13 luglio

Tutto pare girare a vantaggio di Trump, quando sabato 13 luglio un ragazzo di vent’anni gli spara, durante un comizio all’aperto a Butler in Pennsylvania: lo colpisce di striscio a un orecchio, uccide un astante e ne ferisce gravemente altri due, prima di essere a sua volta abbattuto dalle forze dell’ordine. Trump, che reagisce con coraggio, ne esce con l’aura dell’eroe. L’orecchio bendato diventa un suo segno di distinzione.

15 luglio

L’apertura a Milwaukee nel Wisconsin della convention repubblicana è caratterizzata dalla scelta del vice, il senatore dell’Ohio JD Vance, autore del bestseller “Elegia americana”. La kermesse di partito va avanti per tutta la settimana, con toni d’apoteosi per Trump.

In coincidenza con l’apertura della convention, la decisione del 1 luglio della Corte Suprema offre un pretesto a una giudice della Florida nominata da Trump, Aileen Cannon, per ‘cancellare’ l’accusa sui documenti, considerando “incostituzionale” la nomina di un procuratore speciale. Se questo fosse stato il criterio, non ci sarebbe mai stato il Watergate e Richard Nixon sarebbe rimasto impunito alla Casa Bianca fino alla fine del suo mandato.

La sentenza della Corte Suprema allunga anche dubbi sul processo già concluso a New York, a fine maggio, con la condanna di Trump, riconosciuto colpevole di tutti i capi d’accusa contestatigli per reati commessi prima di diventare presidente. Per consentire ai magistrati di valutare la situazione, il verdetto, che doveva essere pronunciato l’11 luglio, slitta a settembre, a poche settimane dall’Election Day di Usa 2024.

16 luglio

Finito ai margini delle notizie, Biden deve addirittura lasciare la scena della campagna, cancellando un comizio a Las Vegas, perché costretto dal Covid all’isolamento nella casa al mare, in Delaware. Il presidente lascia campo libero a Trump e al suo vice di fresca nomina, che polarizzano l’attenzione mediatica alla convention repubblicana. La corsa pare segnata.

21 luglio

24 giorni dopo il flop nel dibattito televisivo, a mezzogiorno di una domenica d’estate, Biden annuncia improvvisamente, ma non inaspettatamente, il suo ritiro: un messaggio via social, seguito poi dall’endorsement alla sua vice e, tre giorni dopo, il 24 luglio, da un discorso solenne dallo Studio Ovale in prime time.

Una cosa simile non accadeva dal 1968, quando, a marzo, l’allora presidente Lyndon B. Johnson rinunciò a candidarsi, per le polemiche sulla guerra in Vietnam. Quel ‘68 fu tragico per gli Usa e per i democratici: ad agosto, Robert Kennedy, favorito per la nomination, fu assassinato mentre faceva campagna elettorale in un hotel di Los Angeles e, a novembre, Richard Nixon vinse le elezioni battendo un candidato improbabile, Hubert Humphrey.

Dal 25 luglio

Di colpo, il quadro cambia: i democratici, che erano allo sbando, quasi rassegnati alla sconfitta e poco determinati ad andare a votare se Biden restava in lizza, si coagulano dietro Kamala Harris, indicata da Biden come loro candidata, e ritrovano un po’ di speranza, se non di entusiasmo.

Harris parte con il piglio giusto e, in una sola settimana, raccoglie 200 milioni di dollari, soprattutto piccole donazioni. I repubblicani devono inventarsi una nuova tattica, nuovi slogan, nuovi spot.

L’inerzia della campagna cambia e i sondaggi testimoniano che la corsa è aperta, un ‘testa a testa’. Fra i temi, l’economia, i cui dati sono buoni – crescita e occupazione su, inflazione giù; l’immigrazione; l’aborto – Kamala insiste sul diritto di scelta delle donne. La missione negli Usa del premier israeliano Benjamin Netanyahu rimette i conflitti al centro dell’attenzione: su Israele, Harris fa presagire più fermezza di Biden e persino Trump ammette che la conduzione della guerra nuoce all’immagine di Israele.

Ironia della sorte, Trump, che aveva fin qui usato l’arma dell’età contro Biden, si ritrova esposto proprio su quel fronte: a 78 anni compiuti, è lui il più anziano candidato alla Casa Bianca di sempre; ed è a lui che si possono ora rimproverare reticenze e opacità sulla sua salute verso Usa 2024.

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