Sudafrica 2024: l’assalto all’Anc potrebbe fallire

Il 29 maggio il Sudafrica terrà le sue prossime elezioni, sia a livello provinciale che nazionale. Il Paese è una Repubblica parlamentare mista, in cui il capo dello Stato è eletto dal Parlamento ed è, allo stesso tempo, anche il capo del Governo. Una volta che sarà costituita, la nuova Assemblea nazionale eleggerà il futuro presidente, che succederà a Cyril Ramaphosa e rimarrà in carica per i prossimi cinque anni.

Gli elettori registrati sono 27,7 milioni, di cui oltre 5 milioni hanno meno di trent’anni. Questi ultimi sono un soggetto particolarmente interessante, poiché la loro insoddisfazione potrebbe determinare la fine della maggioranza dell’African National Congress (Anc). L’Anc è stato il partito egemone sin dalla nascita del Sudafrica moderno, dopo la fine del regime di apartheid e vi appartiene anche Ramaphosa.

Il sistema elettorale in Sudafrica

In Sudafrica si usa un sistema elettorale proporzionale. I 400 seggi dell’Assemblea nazionale vengono assegnati in due modi diversi. Il giorno del voto, agli elettori vengono quindi consegnate tre schede: due per il Parlamento nazionale e una per le autorità locali.

Con la prima si vota per l’Assemblea nazionale a livello statale, in un’unica circoscrizione per tutto il Paese. I 200 seggi in palio (metà del Parlamento) sono assegnati in maniera proporzionale ai partiti e ai loro candidati.

La seconda scheda permette di votare per l’Assemblea nazionale a livello provinciale. Ciascuna delle nove province assegna un numero variabile di seggi (a seconda della sua popolazione). Anche in questo caso, i posti in Parlamento sono attribuiti in maniera proporzionale ai candidati locali dei partiti.

Con la terza scheda, infine, sono scelte le autorità locali. Anche i seggi dei Consigli provinciali vengono assegnati in maniera proporzionale.

I candidati

Come accade regolarmente in Sudafrica, alle elezioni corrono migliaia di candidati, 14.889 per la precisione, espressione di decine di partiti sia locali che nazionali. In aggiunta, quest’anno sono ammessi per la prima volta i candidati indipendenti. A partecipare alle elezioni sono ben 70 partiti, ma i principali sono gli stessi del 2019.

L’Anc è il partito di governo uscente. Si posiziona nel centro-sinistra e nella scorsa tornata aveva ricevuto oltre il 57% dei voti. Gli ultimi anni, però, sono stati molto duri per il Sudafrica, con una crescita sensibile della disoccupazione e della criminalità. Oltretutto, gravi accuse di corruzione e cattivo governo hanno investito la politica, Anc in primis. La popolarità del partito ne ha risentito pesantemente e questo complica la corsa del suo leader, Ramaphosa, per la rielezione.

I maggiori avversari dell’Anc sono soprattutto i tre partiti che costituiscono l’attuale opposizione parlamentare. Sono uniti nella rivalità con il partito di governo, ma le loro posizioni risultano assai diverse. La Democratic Alliance (Da) è un partito di centro-destra. Secondo i sondaggi riscuoterebbe circa il 21,9% dei consensi, posizionandosi come seconda forza del Sudafrica. Gli Economic Freedom Fighters (Eff) rappresentano invece un partito di sinistra, con un programma radicale che include anche grandi nazionalizzazioni delle terre. Nei sondaggi è dato all’11,5%. L’Inkatha Freedom Party (Ifp), invece, si posiziona a destra e incarna il nazionalismo Zulu. Al momento sembra fermarsi al 4,4% dei consensi.

Una nuova forza: Umkhonto we Sizwe (Mk) di Jacob Zuma

Un nuovo partito potrebbe inoltre fare il suo ingresso nel Parlamento: la Umkhonto we Sizwe (Mk) di Jacob Zuma, ex presidente e leader dell’Anc. Il nome del partito, “la lancia della nazione” (in zulu), riprende quello del vecchio braccio militare dell’Anc durante la lotta all’apartheid a cui apparteneva lo stesso Zuma.

L’Mk è dato all’8,4% nei sondaggi. Molto incentrato sulla personalità dell’ex presidente, critica “da dentro” l’Anc: Zuma accusa infatti il suo vecchio gruppo di aver “perso la strada”.

Zuma è stato leader dell’Anc e presidente del Sudafrica dal 2009 al 2018, quando è stato estromesso dalla leadership a seguito di accuse di corruzione (che lui nega tuttora) e rimpiazzato da Ramaphosa. Nel 2021, era stato condannato a 15 mesi di reclusione per essersi rifiutato di testimoniare nel processo scaturito da quelle stesse accuse. Dopo tre mesi di detenzione, però, era stato rimesso in libertà per motivi di salute (ha 82 anni) e la sua condanna era stata annullata dal neo-insediato Ramaphosa.

Per questa vicenda, la sua candidatura era stata rigettata dalla Commissione elettorale, visto che la Costituzione sudafricana esclude dai pubblici uffici chi subisce condanne penali superiori ai 12 mesi. L’Anc inoltre aveva fatto causa all’Mk per l’uso di nomi e loghi di sua proprietà. Con due colpi di scena la situazione si era inizialmente ribaltata. Una Corte elettorale aveva dichiarato Zuma candidabile e, in seguito, il tribunale di Durban aveva rigettato le accuse dell’Anc, riconoscendo il diritto dell’Mk a usare nome e logo storici.

Tuttavia, il 20 maggio la Corte costituzionale ha definitivamente escluso Zuma dalle elezioni, stabilendo che la condanna del 2021 lo rende di fatto incompatibile con il ruolo per cui si candida. Il segretario generale dell’Mk, Sihle Ngubane, ha dichiarato che, per quanto contrariato, il partito parteciperà alle elezioni. Semplicemente, Zuma non apparirà tra i suoi candidati.

Non è chiaro quanto questo impatterà sulle sorti dell’Mk. Da un lato, perde il suo candidato più carismatico, ma dall’altro potrà chiedere voti ai seguaci di Zuma promettendo di lottare affinché l’ex presidente sia riabilitato.

L’assalto (improbabile) all’Anc

Il 29 maggio, per la prima volta in 30 anni di governo, la maggioranza parlamentare dell’Anc potrebbe essere messa in crisi. Negli ultimi anni l’aumento della disoccupazione (che ormai ha raggiunto il 32,1%) e le accuse di cattiva gestione del potere hanno eroso il consenso del partito di governo. La crisi interna dovuta alla lotta per la leadership non ha aiutato.

L’Anc al momento è indicata al 40,2% nei sondaggi e il suo risultato alle urne sarà il dato chiave per interpretare queste elezioni. Un risultato positivo delle opposizioni non è però garantito.

L’ostacolo più grande per gli altri partiti è la frammentazione che, stando ai numeri, potrebbe addirittura aumentare. Ai voti persi dall’Anc nei sondaggi non è infatti corrisposta una crescita delle opposizioni. Sembrano destinati quindi ai partiti minori, al nuovo Mk e a candidati indipendenti. Ciò rende difficile l’affermarsi dell’opposizione tradizionale.

Gli scenari possibili

Gli scenari possibili sono quindi due. Se l’Anc perdesse consensi mantenendo però la maggioranza, la situazione politica sudafricana non cambierebbe drasticamente. Tuttavia, il segnale politico sarebbe inequivocabile. Se nei prossimi anni non saranno implementate politiche efficaci, è probabile che il consenso dell’Anc oltrepassi il punto di non ritorno. In questo caso, un consolidamento dell’opposizione potrebbe essere fatale al partito di governo.

Se invece l’Anc perdesse la maggioranza, avremmo il primo governo di coalizione del Sudafrica. Sembra improbabile che le opposizioni riescano a creare una coalizione che non contenga anche l’Anc, quindi è lecito aspettarsi un’alleanza tra l’Anc e un partito minore. Quale potrebbe essere questo partito non si sa. Come non si sa se una situazione del genere possa causare un’instabilità politica tale da sfociare in episodi di violenza, Un’eventualità che, a pochi giorni dal voto, sembra tutt’altro che da escludere.

di Matteo Savi

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