Sono passati tre anni dall’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia. Sono stati tre anni di conflitto sul campo, ma anche di disinformazione sulla guerra. Nel corso di questi tre anni, NewsGuard, organizzazione che si occupa di lotta alla disinformazione, ha identificato e smentito 302 affermazioni false relative alla guerra, quasi tutte riconducibili alla propaganda russa, e ha individuato 551 siti che le hanno diffuse. Sia i contenuti che le tattiche adottate nell’ambito delle iniziative russe si sono evoluti dal 24 febbraio 2022 in modo abbastanza netto.
Nel corso della guerra, gli attori di disinformazione russa hanno sempre più fatto affidamento sull’intelligenza artificiale. Come è stata utilizzata e con quali risultati?
L’intelligenza artificiale è stata usata dai disinformatori russi come amplificatore sia in termini di portata e diffusione dei contenuti, sia di persuasività delle campagne di disinformazione messe in atto. Nel 2022, NewsGuard aveva individuato 1 sola affermazione falsa sulla guerra generata dall’IA e proveniente dalla Russia. Nel secondo anno di guerra ne ha individuate e smentite 5, nel terzo anno 16. Il rapido sviluppo degli strumenti basati sull’IA e la loro ampia disponibilità sul mercato ha permesso alla Russia e ai suoi alleati di generare immagini, audio, video e testi con grande facilità per raggiungere un sempre maggior numero di utenti, in lingue diverse, e con contenuti sempre più convincenti.
Se confrontiamo la qualità dei deepfake circolati dall’inizio della guerra ad oggi, notiamo delle differenze molto marcate. Il primo deepfake utilizzato dalla Russia e identificato da NewsGuard nel marzo 2022, quasi tre anni fa, a poche settimane dall’invasione russa, è un video abbastanza sfocato e pixelato che mostra il presidente Zelensky esortare gli ucraini ad arrendersi. Si tratta di un deepfake di qualità molto bassa: la testa di Zelensky si muove sopra un corpo praticamente immobile e in modo molto poco naturale. Era abbastanza facile per un utente comune capire che si trattava di un video non autentico. Al contrario, un video del novembre 2023, quindi risalente a un anno e mezzo dopo, che sembra mostrare Zelensky chiedere ai soldati ucraini di abbandonare le loro postazioni, dimostra un chiaro salto di qualità nella tecnologia usata. L’unico indizio di inautenticità del video è l’occasionale assenza di coordinazione tra i movimenti delle labbra di Zelensky e le parole che vengono pronunciate. Diventa più difficile per un utente inesperto capire che si tratta di un contenuto creato con l’intelligenza artificiale.
L’intelligenza artificiale ha anche aiutato le fonti pro-Cremlino a pubblicare disinformazione spacciandosi per media affidabili occidentali. Dall’inizio della guerra, NewsGuard ha verificato e smentito 44 narrazioni false che utilizzavano questa strategia, 24 delle quali sono emerse solo nell’ultimo anno di guerra. In questo caso, l’IA è stata utilizzata per manomettere servizi giornalistici autentici, creare false copertine di riviste e quotidiani e generare servizi giornalistici totalmente falsi. In breve, si pubblica una notizia falsa fingendo che venga data da un media noto e autorevole come BBC, CNN o Bloomberg. Il propagandista russo John Mark Dougan ha ammesso a NewsGuard di utilizzare l’IA come un moltiplicatore di forze.
Nel corso di questi tre anni anche i temi oggetto di fake news relative alla guerra sono cambiati. In che modo?
Le campagne di disinformazione russa hanno cambiato obiettivi nel corso degli anni. Nei primi mesi della guerra, le narrazioni di propaganda russa richiamavano, per esempio, le giustificazioni adottate dal governo russo per l’invasione su larga scala (come la necessità di “denazificare” il governo ucraino), oppure sostenevano che la Russia non stesse prendendo di mira obiettivi civili. Quindi si trattava di notizie più legate alla battaglia sul campo. Per citare qualche numero, nel primo anno di guerra, NewsGuard ha smentito 7 narrazioni false il cui obiettivo era quello di dipingere la società ucraina come dominata dall’ideologia nazista, nel secondo 6 bufale di questo tipo, nel terzo solo 3. Quindi un trend in calo.
Un tema che invece è rimasto dominante dall’inizio del conflitto fino ad oggi è l’idea che la Russia starebbe combattendo contro i soldati della Nato in Ucraina. Sembra esserci uno sforzo abbastanza costante da parte del Cremlino nel presentare i governi occidentali come bugiardi relativamente alla portata del loro coinvolgimento nella guerra. NewsGuard ha smentito 32 di queste narrazioni false russe: 10 nel primo anno di guerra, 8 nel secondo e 14 nel terzo. Caratterizzare la guerra come una vera e propria battaglia contro l’Occidente pare essere rimasta una priorità per le operazioni russe.
Più recentemente, visto che gli aiuti occidentali sono diventati sempre più cruciali per l’Ucraina, le campagne di disinformazione russa hanno adottato una nuova strategia: quella di presentare i funzionari ucraini come corrotti, accusandoli di sperperare i fondi degli aiuti occidentali (secondo il think tank tedesco Kiel Institute for the World Economy, si tratta di circa 83 miliardi di dollari per ogni anno di conflitto). Su 21 narrazioni legate alla corruzione, NewsGuard ne ha smentite 2 nel primo anno di guerra, 6 nel secondo anno e 13 nel terzo anno. Qui il trend è decisamente in crescita. 14 affermazioni false relative all’argomento della corruzione individuate da NewsGuard accusano direttamente Zelensky e la first lady Olena Zelenska di aver speso oltre 700 milioni di dollari di aiuti occidentali per acquisti di lusso, tra cui ville, yacht e auto sportive. Complessivamente, queste affermazioni hanno ottenuto più di 66,4 milioni di visualizzazioni solo su X.
Le iniziative di propaganda della Russia continuano a essere spesso finanziate, seppur inconsapevolmente, da grandi marchi americani e internazionali, i cui annunci pubblicitari compaiono automaticamente sui siti di disinformazione russa tramite la pubblicità programmatica. Quanto è diffuso questo problema?
Da quello che emerge dalle nostre analisi, la pubblicità programmatica (che consiste nell’acquisto e nel posizionamento automatico di annunci con l’utilizzo di algoritmi per raggiungere un pubblico specifico) continua purtroppo a finanziare siti che diffondono disinformazione sulla guerra. I marchi non intendono finanziare la disinformazione russa, certamente non di proposito, ma spesso finiscono per farlo perché non prendono provvedimenti adeguati per evitare che i loro annunci finiscano sui siti di disinformazione.
Nel centro di monitoraggio della disinformazione sulla guerra in Ucraina, NewsGuard ha individuato 551 siti di notizie e informazioni che diffondono narrazioni false. Di questi, 87 continuano a guadagnare dalla pubblicità programmatica gestita dai principali operatori del settore, tra cui Google, MGID e Criteo. Google, per esempio, che è la più grande piattaforma di annunci online, fornisce annunci a 51 di questi 87 siti.
Demonetizzare le campagne di fake news resta una priorità nella lotta alla disinformazione. Anche il Codice di buone pratiche sulla disinformazione della Commissione europea invita esplicitamente le piattaforme digitali e le società di tecnologia pubblicitaria firmatarie a impedire che la pubblicità venga fornita a chi “pubblica sistematicamente disinformazione dannosa”.
Giornalista professionista, si occupa di attualità internazionale. Da molti anni segue la politica estera per Radio Radicale, per la quale cura e conduce la trasmissione serale Spazio transnazionale. Collabora con “Focus Storia”, rivista edita da Arnoldo Mondadori Editore. Dal settembre del 2019 ha assunto l’incarico di Responsabile della comunicazione dell’Istituto Affari Internazionali, dal gennaio 2020 è direttore responsabile di AffarInternazionali.