La politica estera del governo italiano nel 2024

Anche nel 2024 il Governo presieduto da Giorgia Meloni ha complessivamente mantenuto una linea coerente con le tradizionali direttrici e alleanze della politica estera italiana. Su questo fronte, l’azione dell’Esecutivo ha sicuramente raccolto consensi maggiori rispetto ad altri settori, nei quali le scelte del Governo sono risultate talora divisive (premierato, autonomia regionale differenziata, riforma della giustizia), o non sufficientemente efficaci (politica industriale, sostegno alla ricerca e innovazione), o ispirate da motivazioni di natura prevalentemente identitaria (come per le misure in materia di sicurezza). E proprio alla politica estera del Governo italiano nel 2024 è dedicato il Rapporto che l’Istituto Affari Internazionali pubblica annualmente e che è il risultato del lavoro di un gruppo di ricercatori dell’Istituto.

La valutazione positiva della performance del Governo in politica estera resta valida nonostante qualche errore e una certa ambiguità nei rapporti con l’Unione europea. Si mantiene positiva anche a fronte delle contraddizioni emerse in alcune occasioni fra il pragmatismo e le tentazioni identitarie della Presidente del Consiglio. Permane tale pur in presenza delle tensioni manifestatesi fra i maggiori partiti della maggioranza.

Relazioni internazionali e crisi globali

Nonostante questi limiti, il Governo ha tenuto nel complesso la barra dritta nelle scelte di fondo di politica estera, confermando la tradizionale collocazione dell’Italia a livello internazionale, salvo qualche concessione, soprattutto sul fronte europeo, al profilo più nazionalista e sovranista di almeno due partiti della sua maggioranza. Questo lo si deve in larga misura al pragmatismo e al protagonismo  della Presidente del Consiglio che ha dimostrato di essere capace di dialogare con tutti, ma anche pienamente consapevole dell’importanza di avere, almeno sulle questioni di fondo, credenziali atlantiche ed europee ineccepibili

Sul tema della guerra in Ucraina, il Governo ha confermato la piena adesione alla linea atlantista di condanna dell’aggressione russa, e di sostegno all’Ucraina, anche se il sostegno è apparso più che altro di natura politica, perché gli aiuti militari non sono stati particolarmente significativi anche per problemi di disponibilità di mezzi e munizioni.

Di più basso profilo e più prudente è stata la linea seguita dal Governo sulla ripresa del conflitto israelo-palestinese e sui vari aspetti della crisi che hanno caratterizzato l’intera regione. Ma la posizione italiana è stata sostanzialmente equilibrata, allineata con quella degli alleati occidentali (altrettanto impotenti), e coerente  con l’evanescente posizione della UE.

I rapporti con gli Usa, sono stati positivi e costruttivi. Il Governo ha confermato di considerare come irrinunciabile il partenariato con Washington in coerenza con una consolidata tradizione seguita da quasi tutti i precedenti esecutivi italiani. A questo ha sicuramente contribuito la posizione italiana sulla guerra in Ucraina e il sostegno alla Nato. Ma anche una buona intesa personale tra Biden e Meloni. E il basso profilo  mantenuto dalla Presidente del Consiglio durante la campagna elettorale per le presidenziali.

Nei rapporti con la Cina, il Governo ha dovuto conciliare la prudenza dovuta a preoccupazioni di sicurezza rispetto ad investimenti cinesi in alcuni settori strategici con la tentazione di incoraggiare invece una maggiore presenza cinese (soprattutto nel campo delle auto elettriche), navigando a vista nella non facile attuazione di quella politica di de-risking concordata in sede europea, che all’atto pratico si è rivelata non semplice da mettere in pratica.

I rapporti con l’Unione europea

Con l’UE, Giorgia Meloni,  ha seguito  una linea definibile come euro-realista o euro-pragmatica. Coerente con una interpretazione utilitaristica e transattiva della partecipazione del sistema Paese al progetto europeo; e con la convinzione del ruolo centrale degli Stati nei meccanismi di governance della UE, in sintonia con una visione da “Europa delle patrie”, condivisa con altri partiti di destra in Europa.

Lo strappo verificatosi in occasione delle decisioni sui vertici delle istituzioni UE è stato superato rapidamente, come confermato dalla decisione della Presidente della Commissione di conferire al Commissario italiano Raffaele Fitto il rango di Vice-Presidente a testimonianza della volontà di Von der Leyen di coinvolgere il Governo italiano nella maggioranza a sostegno della Commissione. Ma soprattutto Il Governo italiano  ha potuto far valere nei confronti della Commissione due punti di forza: una legge di bilancio prudente e rispettosa degli impegni concordati in sede UE, e una positiva interlocuzione sull’attuazione del PNRR.

Politiche europee: migrazioni, sfide ambientali e G7

Sulla gestione dei flussi migratori, il Governo ha potuto registrare una importante riduzione degli arrivi di migranti irregolari, che sono passati dai 157.000 del 2023 ai 66.000 del 2024. In Europa ha continuato a sollecitare misure mirate al rafforzamento delle frontiere esterne e ha insistito sul tema della collaborazione con i Paesi di origine o di transito per la gestione dei flussi migratori, sostenendo così un approccio mirato a esternalizzare la gestione del fenomeno. Ha votato in favore del pacchetto di misure legislative noto come Patto europeo sulla migrazione e sull’asilo che rappresenta un primo tentativo di riforma organica delle norme in vigore relative alle condizioni per il riconoscimento della protezione internazionale e  alle procedure per l’esame delle richieste di asilo, con l’introduzione di un parziale meccanismo di  ridistribuzione dei richiedenti asilo. E ha concluso il controverso accordo con l’Albania per la creazione in quel Paese di un centro di accoglienza per richiedenti asilo.

Sul contrasto del cambiamento climatico, transizione energetica e de-carbonizzazione, il Governo, senza rimettere in discussione impegni assunti in sede europea, ha continuato ad insistere sulla necessità di tenere conto dei costi sociali ed economici a carico di imprese e famiglie della pur necessaria transizione energetica,  di garantire la sostenibilità sociale ed economica dei processi di de-carbonizzazione.

La presidenza del G7 ha costituito una importante occasione per promuovere un’immagine positiva del Governo nel contesto internazionale. Non ha prodotto risultati di speciale rilievo, non tanto per responsabilità del Governo quanto per i limiti del formato che, per quanto composto di Paesi importanti e like-minded, è ormai diventato troppo poco rappresentativo per poter svolgere un ruolo efficace. Infine è proseguita, sia pure più in sordina, l’attuazione del  Piano Mattei, che però si è confermato più l’espressione di una visione, tanto corretta quanto ambiziosa, che un vero e proprio programma di lavoro operativo.

Questo articolo è un estratto dell’annuale Rapporto sulla politica estera italiana 2024, realizzato dall’Istituto Affari Internazionali. La presentazione del Rapporto si terrà il 6 febbraio alle 17:30 presso la sede dello IAI, con una tavola rotonda che vedrà la partecipazione di politici, giornalisti ed esperti nazionali.

Presidente dell'Istituto Affari Internazionali. Diplomatico di carriera dal 1972 al 2013, è stato rappresentante permanente d'Italia presso l'Unione europea a Bruxelles (2008-2013), capo di gabinetto (2006-2008) e direttore generale per l’integrazione europea (2004-2006) presso il Ministero degli Esteri.

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