La Nato e il suo vicinato meridionale

Al prossimo summit dell’Alleanza Atlantica a Washington, la comunità internazionale si aspetta che gli occhi siano puntati soprattutto sul fianco est e il sostegno dell’Ucraina, in quello che ormai è diventato un conflitto di attrito con la Russia da oltre due anni. Tuttavia, dal 9 all’11 luglio gli alleati potrebbero cogliere l’opportunità non solo per stabilire un sostegno finanziario a lungo termine a favore di Kyiv, ma anche per imbastire una seria riflessione con e sul fianco sud della Nato. In particolare sull’approccio e proiezione nella regione, mirando così a una strategia aggiornata che guardi con maggior lungimiranza al lungo periodo. 

Il fianco sud: tra sfide note e minacce emergenti

Sebbene le sfide provenienti da quello che l’Italia definisce “Mediterraneo allargato”, quali le persistenti instabilità politiche, i problemi legati all’approvvigionamento energetico, la crescente emergenza del fenomeno migratorio e il cambiamento climatico quale acceleratore di crisi, non rappresentino una minaccia immediata e diretta come quella russa sul fronte orientale, esse costituiscono comunque un rischio significativo da non sottovalutare per la sicurezza dei membri europei della Nato e dei partner regionali, come evidenziato anche nel Concetto Strategico attualmente in vigore.

I primi semi di un nuovo approccio Nato al riguardo sono stati piantati. Infatti, al summit di Vilnius dello scorso anno la Nato ha avviato una “riflessione completa e approfondita” – i cui risultati dovrebbero essere presentati al vertice di Washington – sulle minacce esistenti ed emergenti e sull’opportunità di rafforzare e aumentare i partenariati nel fianco sud.

Il report sul Mediterraneo allargato: le misure da intraprendere

Un ulteriore passo in questa direzione risale allo scorso novembre, quando il segretario generale uscente, Jens Stoltenberg, ha nominato un gruppo indipendente di undici esperti (tra cui figura anche l’italiano Alessio Nardi) per redigere un rapporto ad hoc sull’approccio dell’Alleanza nei confronti del suo vicinato meridionale. Il report è stato presentato e discusso pochi mesi fa, ad aprile, in occasione della riunione dei ministri degli Esteri dell’Alleanza Atlantica.

Tra le raccomandazioni proposte figurano la nomina di un inviato speciale per supervisionare le attività Nato nella regione, una revisione periodica delle relazioni con gli attori locali, la convocazione di un vertice speciale periodico con i partner meridionali e la revisione del mandato del Nato Strategic Direction-South Hub di Napoli. Si suggerisce inoltre di avviare un dialogo sulla sicurezza regionale tra organizzazioni internazionali, consultazioni regolari tra Nato e Unione Europea, e la creazione di una rappresentanza politica presso l’Unione africana. Infine, viene esplorata la possibilità di una missione permanente per la formazione dei partner, l’istituzione di nuovi partenariati con paesi non ancora coinvolti e il rafforzamento della lotta contro il terrorismo e l’insicurezza marittima.

Il rapporto ribadisce ancora il chiaro legame esistente tra la sicurezza Nato e quella dei vicini meridionali. In Africa, ad esempio, si registra una presenza significativa del gruppo russo Wagner, nonché una crescente proiezione economica cinese, a testimonianza ancora una volta di quanto il Mediterraneo allargato non debba essere de-prioritizzato e di quanto possa essere dirimente la comprensione profonda delle esigenze dei partner nella regione per intraprendere azioni più incisive in un clima di rinnovata fiducia, ricorrendo anche alla diplomazia militare.

L’importanza di coesione e eurocentrismo nella NATO

Se al vertice di Washington gli alleati adotteranno una nuova strategia per il fianco sud, è necessario dunque che lo facciano con un’unica voce. Ciò vuol dire superare le differenze nella valutazione della minaccia proveniente da sud, sicuramente più sentita per gli alleati rivieraschi (Italia in primis), e sulla proiezione dell’Alleanza nella regione, con la grande maggioranza degli alleati che prioritizza il fianco est.

In tale contesto, l’imminente elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti potrebbe portare gli Usa a non prendere decisioni coraggiose e a mantenersi cauti sia sulla questione dei fondi all’Ucraina sia sul fianco sud, lasciando maggior spazio di manovra agli alleati europei che potrebbero così decidere di assumere un rinnovato ruolo di leadership nella regione. Rimettere al centro il Mediterraneo allargato potrebbe significare intraprendere nel concreto azioni quali istituire il ruolo di inviato speciale per il vicinato meridionale. Tale figura, se pienamente inserita nel processo decisionale Nato, investita dei necessari poteri e dotata di personale e budget ad hoc nella cornice dell’International Staff Nato, potrebbe rappresentare uno strumento significativo per incidere sulla postura verso il fianco sud. Alle parole devono però seguire i fatti e il 75° vertice della Nato può rappresentare l’occasione giusta di raccogliere quanto seminato con il rapporto sul vicinato meridionale. 

Ultime pubblicazioni