Considerazioni sul voto tedesco

Alternative für Deutschland ha conseguito un risultato estremamente rilevante. Lo ha ottenuto a prescindere dal sostegno di Elon Musk, che anzi può aver avuto un effetto controproducente spingendo elettori incerti ad andare a votare per reagire a quella che hanno visto come un’interferenza e un tentativo di sovvertire l’ordine democratico. Detto questo, rimane il fatto che questa affermazione ha un effetto divisivo nel paese, principalmente per tre motivi: il primo è che porta in parlamento una forza che gli altri partiti considerano come impresentabile; il secondo è che il voto per AfD ha certificato una spaccatura del paese lungo la verticale che divideva le due Germanie; il terzo fattore, che rappresenta di fatto un corollario del primo, è che le altre forze politiche si trovano costrette a immaginare formule politiche che partono dalla conventio ad excludendum nei confronti del partito di Alice Weidel. 

Si ripropone così la formula della coalizione, proprio mentre si archivia la cosiddetta coalizione semaforo,  che sicuramente non passerà agli annali: logorata da tensioni interne e sempre meno capace di intercettare un paese preoccupato e in cambiamento. È legittimo chiedersi se e per quale motivo il progetto che vedrà impegnati cristiano-democratici e socialisti (con i verdi che passano l’opposizione) dovrebbe essere destinato a maggior successo. 

Per fornire una risposta, anche se parziale, è necessario chiarire meglio il concetto di coalizione. Nella stagione post-riunificazione, il concetto di coalizione ha sostituito quello di alleanza di governo: ciò significa che la difficoltà di trovare degli equilibri ha legittimato l’idea di una cogestione del governo da parte di forze politiche con differenze significative, al posto di un’alleanza tra forze simili nella visione e negli obiettivi. È stata questa la storia della coalizione semaforo, che ha visto Olaf Scholz e l’SPD costretti a fare da perno, perdendo così il consenso tanto difficilmente riguadagnato nella precedente tornata elettorale. 

Ora, una coalizione che rispettasse la formula iniziale, quella cioè di una convergenza transitoria che permette alle forze che la compongono di ridefinire una progettualità e di aspirare a una leadership più piena ed esclusiva, sarebbe una coalizione sicuramente meno logorante di quella appena esauritasi. Naturalmente in questo frangente sono sicuramente Friedrich Merz e la Cdu ad essere in vantaggio, sia dal punto di vista della rappresentanza sia sul fronte della capacità di innovazione politica

La sfida dell’integrazione europea di Merz

Si arriva così a dover analizzare meglio la figura di Merz. Questi è stato sempre dipinto come l’anti-Merkel, l’allievo prediletto di Wolfgang Schäuble che si è sempre contrapposto alla linea politica della cancelliera, uscendone peraltro sempre sconfitto. Merz è stato indubbiamente l’interprete di una linea più ortodossa nella cristiano-democrazia, sia dal punto di vista della visione economica che della proposta politica. Anche i suoi riferimenti euro-atlantici possono, per certi visti, essere definiti come tradizionali e infatti mal si sono sposati con la declinazione offerta da Merkel negli anni del suo cancellierato. Ma, per quanto possa risultare paradossale, non è detto che Merz non segua, per necessità se non per volontà, proprio le orme di Angela Merkel. 

L’attuale contesto internazionale pone in capo all’Europa un imperativo di maggiore integrazione, nel comparto della difesa ma non solo. Questo può avvenire solo con una Germania che mantiene alto il suo impegno per l’integrazione e l’accrescimento dell’autonomia strategica dell’Europa nell’alveo del rapporto transatlantico, il tutto da portare avanti in un dialogo qualificato con Francia e Italia. Solo in questo modo la CDU potrà ampliare ulteriormente lo spazio politico, riguadagnando fette di un elettorato che può essere sicuramente conservatore ma che non si può permettere una ritrazione dagli assunti fondamentali dell’europeismo tedesco

Consigliere scientifico dell’Istituto Affari Internazionali, docente presso la Luiss Guido Carli di Roma e l’Università per Stranieri di Perugia.

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