Dopo la rivelazione di Bloomberg di un potenziale accordo da €1,5 miliardi tra il governo Meloni e Starlink, servizio di connettività satellitare offerto da SpaceX, la compagnia aerospaziale di proprietà di Elon Musk, si è creata molta confusione nell’opinione pubblica italiana circa quale sarebbe l’utilizzo di Starlink in Italia e quali sarebbero i rischi e benefici connessi. Per quanto non abbia rivali da un punto di vista tecnologico, Starlink comporta dei rischi circa la sicurezza dei dati, il mantenimento del servizio e l’incolumità da attacchi informatici che rendono il suo utilizzo nell’ambito governativo-militare molto più problematico di un eventuale utilizzo civile.
Ma cos’è Starlink?
Starlink è un sistema satellitare privato che permette connessione internet a banda larga tramite una ‘costellazione’ di settemila satelliti in orbita terrestre bassa (500 km dalla terra). È slegato quindi dalla tradizionale infrastruttura a terra come ripetitori e cavi ottici e consente l’accesso a internet da qualsiasi luogo in qualsiasi momento. Queste caratteristiche, insieme alla riduzione dei costi di lancio, dovuta all’uso dei razzi riutilizzabili Falcon 9 di SpaceX, hanno permesso a Starlink di avere oggi una posizione quasi monopolistica nel mercato delle comunicazioni satellitari. Le alternative europee non forniscono prestazioni concorrenziali rispetto a quelle di Starlink: il progetto europeo Iris2 diventerà disponibile solo nel 2030, mentre la franco-britannica Oneweb attualmente dispone solo di 640 satelliti e risulta molto più costosa.
Per cosa verrebbe utilizzato in Italia?
Posto che in Italia Starlink è già disponibile per i privati, un eventuale accordo con il governo potrebbe coprire due ambiti.
Da un lato, l’indipendenza dall’infrastruttura a terra rende Starlink adatto per l’utilizzo in ambito civile, soprattutto per fornire connessione internet alle zone più remote del paese e in situazioni emergenziali. Starlink ha già provato la sua utilità durante l’alluvione in Emilia-Romagna (2023), riuscendo a garantire connessione non solo ai privati, ma anche alle amministrazioni locali e agli ospedali. La fornitura di internet a banda larga nelle zone meno connesse del paese è già un obiettivo del Piano Italia a 1 Giga, finanziato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e affidato a Open Fiber e Fibercop in seguito a gara regolarmente svolta. Per quanto queste aziende stiano avendo difficoltà nel completare il progetto in tempo, affidare un incarico simile a Starlink, che non ha partecipato formalmente alla gara, comporterebbe per il governo problemi di legalità e di compatibilità con le condizioni per ricevere i fondi Ue (velocità di trasmissione di almeno 1 GB al secondo).
Dall’altro lato, l’accordo rivelato da Bloomberg riguardava un sistema di comunicazione crittografata per le comunicazioni governative e militari. Per ora le forze armate e le ambasciate italiane usano Sicral per le comunicazioni strategiche, un sistema composto da due satelliti geostazionari (35.000 km dalla terra) che offrono però una connessione più lenta e minor copertura geografica.
La guerra in Ucraina ha dimostrato l’alto livello di digitalizzazione dei conflitti, il che impone alle forze armate di dotarsi (almeno) di adeguate connessioni a banda larga. Inoltre, il sistema Sicral risulta inefficiente nelle zone lontane dal continente europeo, come l’Indo-Pacifico, verso cui l’Italia si sta rivolgendo per diversificare i mercati per l’export (Piano d’Azione per l’export) e creare catene di approvvigionamento alternative (Imec), oltre che per mantenere una comunanza di obiettivi di politica estera con l’amministrazione Trump (Dichiarazione congiunta Trump-Meloni).
La necessità di una dotazione Starlink per le comunicazioni governative e militari dipende quindi dall’agenda del governo per i prossimi anni. Un tale utilizzo però solleva questioni di sicurezza che non possono essere ignorate.
Quali sono i rischi di Starlink?
In primo luogo, le minacce di Musk di scollegare l’Ucraina da Starlink hanno aperto alla possibilità di un blocco arbitrario del servizio. Nonostante Musk stesso abbia poi aggiunto che “non faremo mai una cosa del genere” e non sia passato ai fatti, diversamente è successo nel 2023, quando l’azienda ha unilateralmente deciso di sospendere il servizio in Crimea e di bandirlo per il controllo di droni e veicoli senza equipaggio. Questi precedenti, senza contare l’imprevedibilità e la scarsa sensibilità istituzionale di Musk, sollevano dubbi legittimi sulla possibilità che il servizio venga limitato anche dopo la chiusura del contratto.
In secondo luogo, incertezze sorgono circa la sicurezza dei dati. Nonostante il referente di Musk in Italia, Andrea Stroppa, abbia dichiarato che Starlink utilizza i protocolli di crittografia più avanzata e che esistono “configurazioni che permettono di avere il pieno controllo dei dati e una completa sovranità sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista legale”, incognite rimangono circa la possibilità che i dati che transitano sui sistemi Starlink possano venire alterati, penetrati o duplicati da possibili intercettatori o dal produttore stesso. Roberto Cingolani, AD di Leonardo, sostiene che “la protezione e l’accesso al contenuto delle comunicazioni sarebbero del tutto sotto la sovranità nazionale”, ma allo stesso tempo la legge federale statunitense Cloud Act (2018) impone alle aziende statunitensi di consegnare alle autorità i dati che transitano sulle loro infrastrutture, se richieste. Questo dettaglio legale, unito alla specializzazione in decrittazione della NSA (National Security Agency, l’agenzia di intelligence Usa dei segnali elettronici) i precedenti degli Usa nella sorveglianza delle comunicazioni di altri paesi creano incertezza circa l’effettiva protezione dei dati italiani più sensibili, come quelli governativi e militari.
In terzo luogo, la competizione geopolitica tra Cina e Usa potrebbe minare la sicurezza della connessione per gli utenti finali. La Cina infatti vede la resilienza di Starlink come una minaccia per la sua sicurezza nazionale. Alcune pubblicazioni consigliano al governo cinese di adottare sistemi di sorveglianza per tracciare i movimenti dei satelliti e di sviluppare capacità anti-satellite per colpirne l’efficienza. Per quanto ad ora non esista tecnologia che possa distruggere fisicamente la costellazione di Starlink al punto da minarne l’operatività, articoli scientifici mostrano come la connessione Starlink non protegga sufficientemente da casi di spoofing (attacchi per rubare dati e informazioni) e distributed denial of service (attacchi che rendono difficile o impossibile l’utilizzo del servizio). Dato il recente aumento degli attacchi cinesi alle telecomunicazioni Usa e l’inasprirsi del contrasto tra i due Stati con l’amministrazione Trump, incognite sorgono circa la possibilità che Starlink diventi bersaglio di operazioni ibride o informatiche che comprometterebbero l’utilizzo del servizio per gli utenti finali.
Diventa quindi legittimo chiedersi fino a che punto l’indipendenza dall’infrastruttura fisica a terra e dalla posizione geografica dell’utente finale renda Starlink affidabile per le comunicazioni strategiche se i rischi implicano la possibilità che altri stati ottengano accesso a dati sensibili e che gli utenti finali non riescano ad utilizzare pienamente il servizio a causa di limitazioni imposte dall’azienda stessa o da attacchi informatici.
Qual è l’attuale posizione del governo?
Il governo continua a negare l’esistenza di un accordo con SpaceX, complice anche l’opinione pubblica: il 47% si oppone a un accordo tra Musk e il governo e il 51% trova le ingerenze di Musk negative per l’Italia.
In pratica il governo sembra intenzionato ad adottare Starlink in modo indiretto. Il Ministro per i Rapporti col Parlamento Luca Ciriani in Parlamento ha spiegato che il governo non stringerebbe accordi direttamente con SpaceX, ma con aziende italiane che garantiscono la fornitura. Una di queste potrebbe essere Telespazio (partecipata al 67% da Leonardo), che nel 2024 ha annunciato una partnership con SpaceX per la distribuzione dei servizi offerti da Starlink. Teodoro Valente, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), ricorda che “qualsiasi affidamento sarebbe comunque da intendersi come una soluzione ponte, non un’alternativa contrapposta a costellazioni come Iris2”, la quale è pensata appositamente per proteggere le comunicazioni governative e militari dei paesi europei. Resta quindi da vedere se il governo stringerà un accordo, eventualmente con quale azienda e per quale ambito di utilizzo.
